
Se navigate nel nostro sito troverete molte recensioni di smartphone HTC, soprattutto degli anni passati. L’azienda taiwanese infatti è il brand che più di tutti ha creduto in Android, ma che ormai al giorno d’oggi è solo l’ombra di sé stessa. Abbiamo realizzato un video e qua sotto trovate un estratto del suo contenuto.
Gli inizi silenziosi di HTC
HTC nasce nel 1997 a Taipei, ma all’inizio non ha nessuna intenzione di diventare un marchio di riferimento per il grande pubblico. Il suo nome completo è High Tech Computer Corporation e si occupa principalmente di una cosa: costruire dispositivi per conto di altri marchi, senza mai comparire in bella vista.
Nel giro di pochi anni, HTC diventa uno dei principali produttori di palmari e dispositivi mobili per aziende come Compaq, Sony e HP. In pratica, tanti prodotti venduti da nomi famosi venivano in realtà realizzati proprio da HTC. Questo lavoro “dietro le quinte” le permette di accumulare esperienza, competenze tecniche e un know-how enorme, senza esporsi troppo.
Quando si affaccia sul mercato con dispositivi a marchio Qtek, non è ancora pronta per il salto di qualità. Ma comincia a farsi notare. Questi modelli, quasi tutti basati su Windows Mobile, non brillano per innovazione, ma servono a costruire una base di identità. Tastiere fisiche, design più moderni, prime interfacce personalizzate: HTC inizia a testare il terreno e a differenziarsi.
Nel frattempo, qualcosa nel mercato sta cambiando. E HTC, anche se ancora in silenzio, è pronta a farsi trovare al posto giusto nel momento giusto.
La rivoluzione Android e il boom globale
Il 2007 cambia tutto: Apple presenta l’iPhone e il mondo degli smartphone non sarà più lo stesso. HTC capisce subito che serve una risposta, e la dà con HTC Touch, uno dei primi dispositivi Windows Mobile pensato per essere usato senza pennino, grazie a un’interfaccia chiamata TouchFLO. Non è perfetto, ma è una prima vera svolta nel mondo dei telefoni touch.
Il colpo grosso arriva un anno dopo. Google sta per lanciare Android, e sceglie proprio HTC come partner. Così nasce il T-Mobile G1, il primo smartphone Android della storia. In Italia arriva poco dopo come HTC Dream, anticipato in Italia dal più elegante HTC Magic, che rinuncia alla tastiera fisica e punta tutto sul touch. È l’inizio dell’era Android, e HTC è in prima fila.
Da quel momento parte una fase di espansione incredibile. HTC non si limita a usare Android, ma lo personalizza, lo migliora, lo rende unico. L’interfaccia HTC Sense diventa il tratto distintivo dei suoi smartphone: bella da vedere, fluida da usare, avanti anni luce rispetto alla concorrenza.
Nel giro di pochi modelli, HTC diventa il volto moderno di Android. Non è più solo un produttore tecnico, ma un brand riconoscibile, apprezzato, spesso preferito anche a Samsung. E la sua crescita sembra inarrestabile.
Il culmine del successo
Tra il 2009 e il 2013, HTC è al massimo della forma. Lancia una serie di smartphone che entrano subito nella memoria collettiva. Il primo a lasciare il segno è HTC Hero, con il suo design curvo, la trackball e un’interfaccia Sense sempre più curata. Un telefono che si fa notare, non solo per come funziona, ma anche per come si presenta.
Poi arriva la serie Desire, che diventa sinonimo di qualità Android. Il Desire HD colpisce per lo schermo ampio, il Desire Z riporta in auge la tastiera fisica a scomparsa, con quel meccanismo a “saltino” che ancora oggi fa sorridere chi l’ha provato. HTC è uno dei pochi brand a unire design, potenza e personalità in un mercato che spesso si limita a copiare.
Il punto più alto arriva nel 2013 con HTC One (M7). È un telefono che anticipa i tempi: scocca in alluminio unibody, doppio speaker frontale BoomSound, fotocamera UltraPixel per foto migliori al buio e una Sense UI finalmente matura e snella. M7 è un successo globale, vende oltre 5 milioni di unità e conquista il pubblico Android più esigente.
A quel punto, HTC detiene il 24% del mercato smartphone. Ha superato Nokia, Motorola e quasi sfiora Apple. È il momento in cui tutto sembra possibile. Ma, come vedremo, è anche il momento in cui inizia a complicarsi tutto.
Errori strategici e discesa inarrestabile
Dopo l’M7, qualcosa inizia a incrinarsi. I successivi HTC One M8 e M9 portano solo piccoli miglioramenti, senza più la forza innovativa che aveva reso l’M7 speciale. Il mercato cambia velocemente, e HTC sembra non riuscire a tenere il passo. I modelli si moltiplicano, si assomigliano troppo e confondono gli utenti. La direzione non è più chiara.
L’azienda prova anche a seguire le mode, ma senza convinzione. È il caso di HTC ChaCha, con il tasto fisico dedicato a Facebook, che si rivela un mezzo disastro. Oppure degli HTC S9 e A9, con un design che strizza l’occhio agli iPhone, perdendo però quella personalità distintiva che aveva reso HTC unica.
Come se non bastasse, arrivano anche grane legali. Apple e Microsoft accusano HTC di violazione di brevetti. L’azienda è costretta a pagare royalties per ogni smartphone venduto, un colpo durissimo per le finanze già in difficoltà.
Nel frattempo, Samsung e Apple accelerano. E nel mercato spuntano nuovi giganti cinesi come Xiaomi, OnePlus, Huawei. Offrono smartphone potenti, ben costruiti e a prezzi decisamente più bassi. HTC si ritrova in mezzo, senza più una posizione chiara, né come innovatore né come alternativa economica.
In pochi anni, quello che era un marchio di riferimento si sgretola pezzo dopo pezzo, lasciando spazio a una concorrenza sempre più feroce e organizzata.
Cosa resta oggi di HTC
Dopo il 2016, HTC è fuori dai radar. Prova a rilanciarsi con la serie U Ultra e l’ottimo HTC U11, ma ormai il pubblico ha voltato pagina. Anche l’ultimo tentativo, HTC U12+, arriva in ritardo e senza la forza di rompere il silenzio attorno al brand. La quota di mercato crolla fino allo 0,1%. Praticamente scompare.
L’azienda decide allora di cambiare strada. Punta sulla realtà virtuale e lancia HTC Vive, uno dei primi visori consumer davvero avanzati. È un prodotto solido, apprezzato dagli appassionati, ma il mercato non decolla davvero, e la concorrenza aumenta. La VR rimane una nicchia.
HTC ci prova anche con idee fuori dagli schemi, come la HTC Re Camera, una action cam a forma di periscopio, o HTC Exodus, lo smartphone pensato per gestire portafogli crypto. Esperimenti interessanti, ma senza continuità. Neppure la collaborazione con Google per la produzione del Pixel 2 riesce a riaccendere davvero i riflettori.
Oggi HTC produce ancora smartphone, ma si tratta di modelli economici, spesso ignorati dal grande pubblico. Il nome resiste più nei ricordi degli appassionati che nei negozi. Ma se guardiamo con attenzione il mercato di oggi, tante cose che diamo per scontate le ha introdotte proprio HTC. Interfacce personalizzate, audio stereo, corpi in metallo, partnership software. Il suo lascito è ancora lì, anche se quasi nessuno se ne accorge.
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