
Il panorama Android europeo sta per cambiare in modo radicale. Samsung ha iniziato a bloccare il bootloader dei suoi dispositivi in arrivo con la nuova One UI 8, impedendo di fatto l’installazione di custom ROM o modifiche avanzate al sistema operativo. Un passaggio che molti considerano definitivo, e che potrebbe presto essere seguito da altri produttori.
Il tempismo non è casuale. Sullo sfondo c’è la nuova direttiva RED dell’Unione Europea, che introduce obblighi di sicurezza più stringenti per i dispositivi connessi. Una norma pensata per rafforzare la cybersecurity, ma che rischia di chiudere una delle ultime porte rimaste aperte all’uso avanzato e personalizzato degli smartphone Android.
La notizia arriva a pochi giorni di distanza da un’altra iniziativa europea: la nuova app per la verifica dell’età, che per motivi di sicurezza esclude i dispositivi Android non certificati. Anche in quel caso, il risultato è lo stesso: meno libertà per gli utenti che scelgono vie alternative al sistema ufficiale.
Con l’arrivo della nuova interfaccia One UI 8, Samsung ha introdotto un cambiamento radicale: i dispositivi venduti in Europa non potranno più avere il bootloader sbloccato. Questo vuol dire che sarà impossibile installare custom ROM, fare modding profondo o usare recovery alternative come TWRP. Una limitazione che riguarda già i primi modelli distribuiti in Germania e che, con ogni probabilità, verrà estesa anche agli altri mercati UE.
A differenza del passato, dove lo sblocco del bootloader era possibile – seppur con qualche passaggio tecnico – ora viene impedito del tutto a livello di firmware. Non solo: in alcuni casi il sistema verifica anche la presenza di modifiche software e può bloccare l’accesso ad aggiornamenti o funzionalità, rendendo inutilizzabile lo smartphone se rileva manomissioni.
Non si tratta solo di una scelta tecnica: il blocco avviene in corrispondenza dell’entrata in vigore delle nuove normative europee. E il rischio, per gli appassionati e per chi sceglie Android proprio per la sua flessibilità, è che questo sia solo l’inizio. Anche perché, proprio per seguire la nuova direttiva europea di cui parleremo nella prossima sezione, anche gli altri produttori dovranno prendere soluzioni simili.
Alla base del cambiamento imposto da Samsung c’è una direttiva europea di cui si parla ancora troppo poco: il nuovo Regolamento sui dispositivi radio, noto anche come RED (Radio Equipment Directive). Nella sua ultima revisione, entrata in vigore con effetto progressivo, il regolamento impone nuovi requisiti di sicurezza informatica per tutti i dispositivi connessi via Wi-Fi, Bluetooth o rete cellulare.
Il punto chiave è l’Articolo 3, comma 3, che obbliga i produttori a garantire che i dispositivi:
non possano essere utilizzati per danneggiare le reti o accedere senza autorizzazione a servizi;
proteggano gli utenti da frode e accesso non autorizzato ai dati;
includano misure di sicurezza adeguate per salvaguardare la privacy e i dati personali.
Detto altrimenti: i produttori devono dimostrare che ogni smartphone messo in commercio non può essere modificato facilmente per aggirare i meccanismi di sicurezza. In quest’ottica, il bootloader sbloccabile rappresenta una vulnerabilità, e chiuderlo diventa un modo semplice per essere conformi alle nuove norme senza rischi.
Il risultato? Una stretta che colpisce direttamente le ROM personalizzate, le recovery alternative e tutte le pratiche di modding, spesso viste come attività legittime e persino utili. Ma che, nel nuovo quadro normativo, diventano un problema di compliance.
La forza di Android, fin dai suoi inizi, è sempre stata la possibilità di personalizzare, modificare e controllare il sistema operativo. Dal modding con ROM cucinate alle installazioni via APK, milioni di utenti hanno potuto scegliere come usare il proprio smartphone. Ma con le nuove restrizioni in arrivo, questa libertà potrebbe diventare sempre più limitata, regolamentata o semplicemente bloccata.
Non si tratta solo di Samsung: se altri produttori seguiranno lo stesso approccio – e tutto fa pensare che lo faranno – il modding su Android in Europa rischia l’estinzione. E con l’app per la verifica dell’età già in fase di test, che funziona solo su dispositivi certificati da Google, lo scenario è chiaro: la personalizzazione sarà vista sempre più come una minaccia.
Un cambiamento che non riguarda solo gli smanettoni
Gli utenti non potranno più installare versioni “pulite” di Android senza bloatware
Chi ha smartphone vecchi non potrà usare ROM per aggiornarli e mantenerli sicuri
I progetti open-source, come LineageOS, subiranno un colpo durissimo
L’intero ecosistema delle app fuori dal Play Store verrà sempre più marginalizzato
Il rischio non è tecnico, è culturale: un sistema pensato per essere aperto si sta adattando a un modello chiuso, controllato e standardizzato, con l’Europa che – pur senza dichiararlo esplicitamente – sembra aver scelto da che parte stare.
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