
DOOM: The Dark Ages esce oggi su PC, Xbox e PlayStation, e lo fa con il peso di una doppia sfida: reinventare la saga senza snaturarla e convincere i fan dopo un capitolo dirompente come DOOM Eternal. Il risultato? Un’esperienza brutale, medievale e sorprendentemente più ragionata del previsto.
In questo articolo abbiamo raccolto 10 buoni motivi per giocarlo subito e 5 per cui potreste volerci pensare due volte. Perché The Dark Ages è sì fedele allo spirito della saga, ma cambia il passo in modo netto. E questo, a seconda dei gusti, potrebbe essere un pregio o un limite.
Se pensavamo che dopo DOOM Eternal fosse impossibile rinnovare la formula senza snaturarla, DOOM: The Dark Ages dimostra il contrario. Il nuovo prequel di id Software cambia l’ambientazione, modifica il ritmo e inserisce nuove armi e meccaniche, senza però perdere quella furia brutale che ha reso iconico il franchise.
Ecco dieci motivi per cui vale assolutamente la pena provare questo nuovo capitolo:
Ambientazione medievale originale: lo stile dark-fantasy si fonde con elementi sci-fi in un mix visivamente potente e coerente.
Lo scudo è una rivelazione: parate, contrattacchi e lanci in stile Captain America, ma in versione iperviolenta.
Armi corpo a corpo spettacolari: dal guanto d’assalto alla mazza ferrata, ogni colpo fa sentire il suo peso.
Sistema di combattimento più strategico: riflessi pronti non bastano più, ora serve anche gestione delle risorse.
Livelli ricchi e longevi: 22 capitoli, ambientazioni enormi, tanti segreti da scoprire.
Ottimo bilanciamento tra esplorazione e sparatorie: meno platforming acrobatico, più azione a terra.
Sessioni speciali epiche: si combatte anche a bordo di mech giganti e su draghi volanti.
Impatto grafico da next-gen: il nuovo motore idTech 8 regge 4K e ray tracing senza tremare.
Musiche all’altezza del nome DOOM: anche senza Mick Gordon, i nuovi riff pompano adrenalina a dovere.
Disponibile su Game Pass: accessibile fin dal day-one senza costi aggiuntivi per gli abbonati Xbox o PC.
Con queste premesse, è difficile restare indifferenti: DOOM: The Dark Ages non è solo un altro sparatutto, è una reinterpretazione violenta e ispirata delle sue stesse origini.
Nonostante le tante qualità, DOOM: The Dark Ages non è un titolo per tutti. Alcune scelte stilistiche e di design potrebbero far storcere il naso, soprattutto a chi ha amato la frenesia moderna di DOOM Eternal. Ecco cinque aspetti che è giusto considerare prima di buttarsi nella mischia:
Ritmo più lento rispetto a Eternal: gli scontri sono più ponderati, meno frenetici, e questo può spezzare il flow per i fan della vecchia formula.
Design dei livelli più orizzontale: meno salti e acrobazie, ma anche meno varietà nel movimento e nella verticalità dell’azione.
Alcune sezioni risultano ripetitive: soprattutto le fasi tra un combattimento e l’altro, dove si cammina parecchio senza grandi stimoli.
Sessioni speciali non sempre riuscite: combattere su mech o draghi suona epico, ma alla lunga diventa un riempitivo poco incisivo.
Requisiti hardware elevati su PC: il motore grafico spinge forte, e su macchine meno recenti serve ridurre i dettagli per mantenere buone prestazioni.
Chi cerca un’esperienza classica, brutale ma lineare, probabilmente amerà questo titolo. Ma chi si aspettava una nuova rivoluzione come quella di Eternal potrebbe trovarsi davanti a un’esperienza più conservativa di quanto sperasse.
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